venerdì 7 maggio 2021

Forma orale nello scritto

 

Abbiamo visto che il linguaggio deve essere il più naturale possibile.

Tuttavia, quando si tratta di riprodurre il linguaggio orale, non possiamo essere fedeli alla realtà.

Quando parliamo, facciamo pause, ripetizioni, usiamo il doppio accusativo (l’ho vista quella cosa), il complemento di termine al posto del complemento oggetto e così via.

Quando le sentiamo, sono normali, ma quando le leggiamo ci sembrano strane.

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Jung scrive che quando faceva leggere dei testi in svizzero-tedesco ai pazienti svizzeri tedeschi questi non capivano subito, erano un po’ straniti. Perché per loro il tedesco scritto era il tedesco standard, quello di

Germania.

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I dialoghi sono difficili da scrivere!

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Quando lavoravo al giornale e dovevo riportare le dichiarazioni dovevo stare attento a non tradurlo in un italiano troppo aulico o comunque più legato alla forma scritta, ma molte volte dovevo modificare qualcosa. Anche per questioni di spazio (a volte avevo poche parole a disposizione).

È uno dei problemi delle interviste

Ceronetti, nel libro La vera storia di Rosa Vercesi e della sua amica Vittoria usa un escamotage.

Mette in bocca a un personaggio delle parole ma precisa che non avrebbe mai parlato così.

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