venerdì 11 giugno 2021

Rabbit hole

 

Il rabbit hole è il modo in cui attiriamo l’utente nella nostra storia. 

Il nome, come avrete intuito, viene dalla tana del Bianconiglio attraverso cui Alice entra nel Paese delle Meraviglie.

L’esempio più lampante è l’incipit di un libro, quelle righe che ci fanno decidere se acquistare o meno un libro (o analogamente la prima scena di un film). Anche il trailer di un film può essere un rabbit hole.

Attenzione: ci sono film e libri bellissimi il cui incipit non è niente di che. L’importante è che non sia respingente.

 

A me piace questo:

Incipit Stupori e tremori

Il signor Haneda era il capo del signor Omochi, che era il capo del signor Saito, che era il capo della signorina Mori, che era il mio capo. E io non ero il capo di nessuno.
Si potrebbe dire diversamente. Io ero agli ordini della signorina Mori, che era agli ordini del signor Saito, e così di seguito, con la precisazione che gli ordini verso il basso potevano saltare i gradini della scala gerarchica.
Per cui, alla Yumimoto, io ero agli ordini di tutti.

 

Altri esempi di rabbit hole:

link a un sito

codice qr

meta description

un video

un messaggio in uno spot

un adesivo

guerilla marketing

Un volantino/brochure/dépliant

Un cartellone pubblicitario

Le prime note di una canzone

Un’immagine

(Eccetera)

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Il rabbit hole è l’inizio di un percorso di progettazione.

Il rabbit hole è uno degli elementi strutturali del transmedia storytelling.

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