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lunedì 31 maggio 2021

Suono e ritmo

 

Flaubert andava all’aperto e leggeva ad alta voce quello che aveva scritto. Era l’orecchio a dirgli se quello che aveva scritto andava bene.  In altre parole, il testo doveva essere gradevole all’ascolto, avere una sua musicalità.

Anche se non si leggono i testi ad alta voce, devono scorrere bene anche quando lo facciamo a mente. Quindi, rileggiamoli sempre e non solo per gli errori e i refusi.

Da una parte ogni parola ha il suo suono, che prescinde dalla voce di chi legge (cfr il suono spaventoso della u di Tarchetti o l’upupa del Foscolo (che non è un uccello che va nei cimiteri)). Dall’alta il tono con cui diciamo una parola può farle cambiare di senso. Finalmente sei arrivato può voler dire cose diverse

Non separare soggetto e verbo e verbo e complemento oggetto, incise a pare. A volte gli scrittori  lo fanno per dare enfasi.

Per il resto la punteggiatura è abbastanza libera. Lo scrive pure l’Accademia della Crusca. La punteggiatura dà il ritmo.

Vediamo due casi.

Invece, io ho visto un cane.

Io, invece, ho visto un cane.

Ci sono differenze di ritmo?

 

Assicuratevi che il ritmo sia quello che gli volete dare voi.

 

lunedì 24 maggio 2021

Elementi per costruire una storia/1

 

Elementi per costruire una storia.

 

1

La trama

Secondo alcuni bisogna definire tutto prima, altri decidono in corso d’opera. Io sono più della seconda scuola o per una via di mezzo: si sa la storia a grandi linee e i particolari e le singole parti vengono decisi volta per volta.

Questo vale soprattutto per i romanzi e i racconti. Per il corporate stoyrtelling è meglio avere le idee chiare fin da subito. Primo perché le storie sono brevi. Secondo perché dobbiamo comunicare qualcosa dell’azienda, sappiamo cosa e il messaggio deve arrivare subito.

Abbiamo visto che bisogna essere pronti a cambiare delle parti se si decide di far scegliere al pubblico. Anche nelle corporate s.t. (cfr il caso della modella di Instagram).

Una trama originale è interessante, ma deve essere sostenibile e dovete riuscire a sostenerla.

Ricordate che molte storie riprendono storie precedenti.

Ad esempio, nella Grecia Antica non c’era tutta questa smania dell’originalità e i temi venivano ripresi da più autori. E oggi ci sono i remake.

 

1.2  La coerenza

Una storia deve avere una coerenza interna. Che non vuol dire realismo.

Jeeg, i puffi, Goldrake, il fantastico mondo di Paul, Galaxy Express 999 erano di quanto più irreale si potesse immaginare, ma erano coerenti.

In un contesto realistico alcuni elementi non si possono mettere. Ad esempio, un treno senza i binari.

Poi, c’è il realismo magico, che inserisce elementi fantastici in un contesto realistico (esempi: molti racconti di Borges, Miracolo a Milano, Horacio Quiroga, Buzzati, Gianni Rodari, un po’ Piero Chiara).

 

2 I luoghi.

Parlate di posti che conoscete bene o inventateli.

Crapanzano ha detto che per non attirare critiche s’inventava i luoghi precisi (esempio, i locali), pur ambientando le vicende a Milano Est, tra Porta e Venezia e il Casoretto.

Ad esempio, il Delitto di via Tadino è ambientato in via Tadino 17/c.  Che non esiste. Andate a verificare.

3 I tempi

Non cadete in anacronismi. Se decidete di ambientare la storia in un epoca passata, assicuratevi che in quel periodo si usassero quei prodotti.

 

domenica 23 maggio 2021

Articoli giornalistici

 

Un articolo giornalistico dovrebbe seguire la regola delle 5 w (who, what, why, where e whene) cui si può aggiungere la sesta, hoW, come.

Come nella seo, bisogna che il lettore abbia subito chiaro di che cosa si sta parlando. Tuttavia, nel corso dell’articolo possiamo approfondire.

Anche la chiusura è importante.

Verifichiamo le fonti. Se c’è una controversia, uno scontro eccetera cerchiamo di sentire (e di dar voce a) entrambe le parti.

Le notizie di solito arrivano grezze (lanci di agenzia, informatori. Rete, testimonianza diretta): vanno “cucinate”. Lo spazio (sul giornale o sul sito, il numero di battute o di parole) e i tempi (di consegna e di chiusura del giornale) sono fattori importanti. Ma anche la stanchezza, la fame, la sete, il calo di zuccheri incidono.

Non ci sono solo le notizie: ricordiamo i fondi, gli editoriali, gli elzeviri e le interviste. Le interviste sono difficili da rendere per il rapporto lingua parlata/testo, che sappiamo essere difficile.

I paragrafi suddividono il testo.

I titoli creativi sono belli, ma non sempre vengono. Accettiamolo.

In molte redazioni chi fa il titolo non è chi ha scritto il pezzo. In quelle piccole, dipende. Ho rischiato una querela per un titolo che non avevo scritto io.

Dopo aver finito facciamo o facciamo fare un controllo e una correzione.

Rispettiamo la deontologia e le varie carte (soprattutto quella di Treviso, che riguarda i mimori)

sabato 22 maggio 2021

Microcopywriting

 

Il microcopywriting è quella forma di copywriting che si concentra su testi molto brevi, lunghi poche righe se non addirittura di poche parole.


Non facciamo l'errore di trascurarli perché sono brevissimi. Al contrario, ogni parola deve essere scelta con cura. In un microtesto ideale le parole di condensano di significati e rimandano ad altro.


Bisogna far cogliere lo spirito del brand o del prodotto.

Bisogna rimanere in testa alle persone, addirittura le persone dovrebbero non imparare a memoria queste frasi, ma citarle, favorire la loro diffusione.

Bisogna essere chiari e incisivi.


Ma non è solo una questione di slogan.


Vediamo due categorie di microcopywriting: il Newsjacking e l'Instant Marketing.


Il newsjacking è la produzione di testi che si riferiscono all'attualità.

Parentesi: sarebbe opportuno fare un piano editoriale, ma anche saper cambiare in corsa se succede qualcosa di significativo o se c'è qualche ricorrenza. Naturalmente, si possono fare anche testi più lunghi. È utile per la seo e per i social, soprattutto Twitter. Il problema sorge quando ci sono troppi utenti che ne parlano.


Diciamo che fonde marketing, spirito giornalistico e Seo.

Un ingrediente fondamentale è la tempistica. Un altro è il tono di voce.


Attenzione a non usare male il Newsjacking.  Groupalia che utilizzò la tragedia del terremoto, sfruttando il trending topic su Twitter per offrire un viaggio a Santo Domingo: “Paura del #terremoto? Molliamo tutto e scappiamo a #Santodomingo” 


L'Instant Marketing è molto più ampio.

Infatti, può sfruttare eventi, ricorrenze (mondiali ma anche locali), giornate mondiali de..., eventi e ricorrenze aziendali.


Diciamo che l'Instant Marketing pianifica, mentre il Newjacking deve essere in grado di improvvisare.


Inoltre, l'Instant Marketing usa i dati a disposizione, mentre il Newsjacking si butta sui trendtopic, sull'attualità cogente.


In ogni caso, bisogna distinguersi, attirare l'attenzione in modo positivo, trasmettere i valori aziendali e far sentire il proprio (dell'azienda) tono di voce.

Le immagini aiutano.


Taffo fa entrambe le cose.



Chiudendo al microcopywriting, ha degli antesignano illustri.


Mattina di Ungaretti

Ed è subito sera di Quasimodo

Gli epigrammi

Gli epitaffi

Gli aforismi

I romanzi in tre righe di Félix Fénéon


Le 7 emozioni

 (1.1.3)

Un testo finalizzato al marketing può basarsi anche sulle sette emozioni di Jaak Panksepp. L'espressione corretta, usata da lui, è “i sette sistemi affettivi di base”.


Vediamoli.


  1. Ricerca. Far sì che le persone si chiedano a che cosa possa servir loro un servizio o un oggetto e quale motivazione le spinge a ricercarlo.

  2. Collera. C'è una frustrazione che il prodotto/servizio può risolvere.

  3. Paura. Quali sono le paure che l prodotto/servizio può aiutare a risolvere?

    Esempio-->paura: ladri, prodotto: sistema d'allarme.

  4. Desiderio. Questo si può declinare in due modi

  • Come può il mio prodotto far raggiungere al cliente ciò che desidera?

    Esempio--> Desiderio: un corpo più tonico, prodotto: palestra.

  • Creare un legame affettivo con il brand.

    5 Cura. In che modo il prodotto si prende cura dell'acquirente o dei suoi cari?

    Esempio: servizi di assistenza domiciliare (badanti)

    6. Panico/sofferenza. Quali sono le cause di panico o di sofferenza che il prodotto aiuta a risolvere? Quali sono le difficoltà che aiuta a superare?

    7. Gioco. A volte ci vogliono un po' di leggerezza e di giocosità.



Qualsiasi sia la leva emotiva, un testo di copywriting (ma anche una storytelling) deve motivare all'acquisto o comunque creare un interesse verso quel prodotto/servizio e/o quel brand e possibilmente creare un legame.


Leggere anche qui:

venerdì 21 maggio 2021

Il dispaccio di Ems

 

Il dispaccio di Ems.


Perché ci interessa? Perché dimostra come il linguaggio e il tono di voce influiscono sulla realtà.


https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/come-te-lo-spiego/i-falsi-che-fecero-la-storia-il-dispaccio-di-ems/


Il dispaccio di Ems portò alla guerra francoprussiana.

La guerra francoprussiana  portò all'unificazione tedesca (Secondo Reich), caduta di Napoleone III e proclamazione della Terza Repubblica. In modo indiretto, portò alla Breccia di Porta Pia, alla presa di oma e a tutti quello che ne è conseguito (la battaglia di Sedan si combatté agli inizi di settembre, la Breccia di Porta Pia avvenne il 20 settembre. Il Papa e Roma erano protetti dalle truppe francesi.  Forse anche perché Eugenia, la moglie di Napoleone III, era molto cattolica?


Ah, ci sono anche i racconti di Maupassant.


Sarebbe interessante un what if.

Comunicazione per il sociale

 (4.4)

La riforma del Terzo Settore è iniziata nel 2017.

Gli enti e le associazioni del Terzo Settore “devono svolgere in via esclusiva o principale una o più attività di interesse generale […] per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale”.


Senza scopo di lucro non significa gratis riguarda la distribuzione degli utili e il discorso retribuzione è lungo e questo blog si occupa d'altro.


Dal nostro punto di vista, la comunicazione del Terzo Settore rischia di confomndersi con quella di altri settori che si occupano degli stesso temi : quella isituzionale per le politiche sociale, per la prevenzione, per l'ambiente, per la promozione sociale per la promozione di stili di vita corretti; quella di aziende o di politici/partiti che hanno a cuore questi temi eccetera.


Gli errori di comunicazione che fa chi opera nel Terzo settore sono soprattutto nello stile e nel tono di voce. Eccesso di:


  • Vittimismo

  • Buonismo

  • Politically correct

  • Conformismo

  • Benaltrismo

  • Paternalismo

  • Autorefenzialità


E poi:


  • Frasi fatte

  • Luoghi comuni

  • Burocratese



è anche vero che si parla di loro solo in casi eccezionali. Ultimamente se ne è parlato anche male (ong).



La comunicaziome in questo ambito deve far vedere la vision, la mission, i valori e la storia di quell'associazione o ente.


Occorre rispettare il pubblico. E soprattutto


  • Esprimersi in modo chiaro

  • Citare le fonti

  • Non discriminare



Lo storytelling può aiutare molto.



È un ambito in cui il transmedia storytelling può funzionare bene.



Qualche anno fa ho assistito a un congresso sul fundreasing. Il relatore, Paolo Cevi, ha


  • Dato uno spunto eccezionale per il rabbit hole: un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli. Tradotto: anche fare un omaggio può aiutare. (vale anche per il mondo profit).

  • Fatto la differenza tra le attività di una volta e quelle di oggi. Un tempo aprivi, la gente ti vedeva e veniva da te. Oggi è più difficile, oggi occorre comunicare, fare seo eccetera

  • La gente ha bisogno di fare del bene, le piace

giovedì 20 maggio 2021

Comunicazione medico scientifica

 (4.1)

La comunicazione medico scientifica di tipo divulgativo, cioè non indirizzata agli addetti ai lavori, deve stare in un punto di equlibrio tra un tecnismo estremo e una banalizzazione.


La terminologia è piena di sigle e di parole ed espressioni inglesi. Non si dice di non usarle, ma di spiegarle. Un testo deve poter essere compreso anche da chi non è del settore.


A questo proposito, è opportuna una conoscenza fluente dell'inglese (conosciamo i danni che può fare la traduzione automatica o una traduzione approssimativa o, peggio ancora, sbagliata).


Archiviato il discorso lessicale, parliamo dello scopo.


Il più importante è arginare il fenomeno delle fake news che si stanno diffondendo sempre di più.

Ricordate tutte le cose che sono state dette nella prima fase del Covid-19?


Di pari passo occorre contrastare i santoni, i guaritori e quelli che scoprono cure miracolose ma non vogliono sottoporle al controllo della comunità scientifica.

Ritorna il problema delle fonti.

Come si fa a sapere se una fonte è attendibile? Si controllano Honcode per i siti e indici come Impact Factor, Citation Index, Sjr e H-Indee,

Anche gli atti dei congressi sono fonti attendibili (ma deve essere un congresso serio, quello dei terrapiattisti o della dittatura sanitaria non valgono).


Ci sono poi le banche dati come  Pubmed, Embase, i depositi di informazioni come le Cochrane Library, il sito del Ministero della Salute, dell'Aifa, dell'Ema, delle case farmaceutiche.


E gli esperti.


C'è anche lo scopo di denunciare le storture della sanità. Verificando che sia vera.


Il giornalista (o chi per lui) deve seguire quanto previsto dal Testo Unico dei doveri del giornalista.

Il libro parla del 2016, ma il testo più recente è di quest'anno (2021). In particolare, l'articolo 6 dice:


Articolo 6

Doveri nei confronti dei soggetti deboli. Informazione scientifica e sanitaria

Il giornalista:

a) rispetta diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità siano esse portatrici di menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali, in analogia con quanto già sancito per i minori dalla «Carta di Treviso»;
b) evita nella pubblicazione di notizie su argomenti scientifici   un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate avendo cura di segnalare i tempi necessari per ulteriori ricerche e sperimentazioni; dà conto, inoltre, se non v’è certezza relativamente ad un argomento, delle diverse posizioni in campo e delle diverse analisi nel rispetto del principio di completezza della notizia;
c) diffonde notizie sanitarie e scientifiche solo se verificate con fonti qualificate sia di carattere nazionale che internazionale nonché con enti di ricerca italiani e internazionali provvedendo a evidenziare eventuali notizie rivelatesi non veritiere;

d) non cita il nome commerciale di farmaci e di prodotti in un contesto che possa favorirne il consumo e fornisce tempestivamente notizie su quelli ritirati o sospesi perché nocivi alla salute.

Non tutte le riviste sono attendibili, Un articolo pubblicato a pagamento non ha molta valenza scientifica.

Su alcuni temi non c'è un dibattito scientifico, ma un pensiero accettato e condiviso dalla comunità scientifica e qualche posizione critica sporadica.

Ad esempio, sul cambiamento climatico. Se ascoltate Life Gate Radio e siete fortunati, potete sentire una spiegazione.

Una volta, un presentatore ha invitato 99 scienziati che sostenevano un'idea e 1 che  sosteneva la tesi opposta per far capire che non c'è un dibattito (fonte Barbascura X),


martedì 18 maggio 2021

Editing e correzioni

 

Quando si finisce di scrivere un testo, bisogna correggerlo.

Se lavoriamo da soli, possiamo farlo da soli. Altrimenti, affidiamolo a un altro.

L’ideale sarebbe riuscire a fare entrambe le cose, ma spesso “tempus fugit”.

 

Attivate il correttore automatico (F7 o un comando). Ma ricordate che è una macchina e quindi state attenti a non correggere cose giuste. Ad esempio, se non conosce una parola, ve la segnala come errore. Spesso vi dà dei suggerimenti. Sicché, se  lo usate male, rischiate di mettere una parola che non c’entra.

Oppure, vi sconsiglia di far iniziare una frase con una congiunzione. Ma noi sappiamo che a volte è concesso: lo ha detto anche l’Accademia della Crusca.

Quando lavoravo al giornale il mio caporedattore mi ha insegnato che è meglio correggere su cartaceo, soprattutto se il testo è abbastanza lungo (anche 2000 battute).

Un altro problema delle correzioni è che si rischia di vedere gli errori all’ultima riga e di non vedere quelli che il lettore nota prima, cioè quelli nel titolo e simili.

 

Invece, l’editing dei libri è un po’ diverso dalla correzione. Certo, non può prescinderne, ma va oltre. Il suo scopo è rendere il testo quasi perfetto. Ho aggiunto quasi perché ci sarà sempre un po’ di insoddisfazione. C’è sempre il pensiero che si sarebbe potuto fare meglio. Ma a un certo punto bisogna dare l’ultima lettura e scrivere alla redazione “visto si stampi”.  Lo deve fare l’autore.

Il più delle volte l’editor segnala le criticità all’autore per fargliele correggere. Si instaurano così un dialogo a distanza e una sinergia.

Il  problema è che gli scrittori si innamorano dei propri testi e li reputano perfetti.

Gli editor  devono capire i fattori cui un autore tiene di più.

 

 

martedì 11 maggio 2021

Lingua e linguaggi estremi

 

Quando si padroneggia bene la lingua, ci si può permettere di giocarci e di prendersi qualche libertà. Nessuno si scandalizzerà se invece di “se io fossi stato Napoleone non  avrei perso a Waterloo” dite “Se ero Napoleone a Waterloo vincevo” e  neppure se lo scrivere. Va be’, chi ha una visione rigida della lingua.

L’importante è che sappiate che la forma corretta, da manuale di grammatica,  è la prima e che sappiate quando usare la prima e quando usare la seconda (cambiamento e adattamento del registro linguistico).

Allo stesso modo, sul libro abbiamo visto l’italiano neo-standard,  che è quello che usiamo tutti i giorni, in cui si può dire anche “ad agosto vado al mare” e forme come “a me mi” e “ma però” non fanno raccapricciare.

E poi ci sono le scritture estreme.

Tautogramma: tutte le parole di una frase iniziano con la stessa lettera. Tutte!

Cinque canarini ciechi che cinguettano contro cinque comignoli che conoscono.

 

Calligramma: le parole sono disposte in modo tale da dare anche graficamente il senso del testo (cfr “il pleut” di Apollinaire).

Nonsense: Sono frasi corrette grammaticalmente, ma che non hanno senso logico. “cominciò domani, l’altro ieri finirà”. Per i miei bambini ho inventato l’espressione “luce nera”.

Il libro parla di un personaggio della Montagna Incantata di Thomas Mann, Peeperkorn, capace di parlare a lungo senza dire niente.

 

Gramelot Le parole non hanno significato, ma riproducono il suono di una lingua o di un dialetto. L’esempio più famoso è ovviamente il gramelot di Dario Fo, ma c’è anche il Prisencolinensinainciusol Adriano Celentano.


 

A che cosa servono le scritture estreme?

 

Innanzitutto, chi scrive deve conoscere più strumenti.

 

Secondo, sviluppano la creatività e modi diversi di pensare.

 

Terzo, colpiscono l’attenzione del pubblico e restano nella sua memoria.

 

Quarto, sono elementi che devono far parte del vostro bagaglio culturale, soprattutto se volete lavorare nel mondo della scrittura. Anzi, alcuni fanno ormai parte del nostro patrimonio culturale collettivo, in particolare il gramelot di Dario Fo.

Parole straniere

 https://www.youtube.com/watch?v=UdAlv8Xb0_I

Come saprete, durante l’epoca fascista era vietato utilizzare i termini stranieri, che vennero sostituiti dai corrispettivi italiani.

Oggi ci sembrano ridicoli, come quelli del video.

Facciamo però delle riflessioni. Alcuni termini italiani si sono imposti e oggi noi diciamo regista e non regisseur, diciamo autista e non  chauffeur (pronuncia scioffor, con la seconda o stretta, quasi come la ø).  Ai tempi si usava molto il francese.

Oggi ci sembrano ridicoli, ma nel mondo parallelo in cui si sono imposti dicono bevanda arlecchina e cocktail suona ridicolo,

C’è chi si scandalizza dell’uso dei termini inglesi, ma la nostra lingua è piena di termini di origini diverse. Chissà che cosa dicevano i romani quando si stavano imponendo i termini longobardi?!

https://www.youtube.com/watch?v=mkBiGCMJW2E

Il problema non sono le parole, ma la capacità di una lingua di assorbirli nella propria struttura.

Una volta una bambina ha scritto la data all’americana. Alcuni siti scrivono la data all’americana. Mi sembra più strano che sentire dei termini stranieri.

Del resto, ci sono termini che nascono in una lingua e la traduzione ci suona strana. È vero che mouse si potrebbe tradurre con  puntatore, ma non sarebbe innaturale?

È vero che si potrebbe rendere spending review con revisione della spesa, ma:

·         sono 2 parole invece di 3

·         dopo un po’ che lo sentiamo lo capiamo

l’importante è che il testo abbia una struttura chiara. Se la struttura del testo è chiara possiamo permetterci di usare qualche termine straniero. L’importante sia solo qualche termine straniero. Qualche anno fa, in un distretto di Fuori Salone c’erano solo descrizioni in  inglese!

 

Come rendereste endorsement? Seo?

 

Il libro dice, ad esempio, che l’hater non è il semplice odiatore e che influencer non è un influenzatore (espressioni come “una persona influente” o “persona che esercita un’influenza”  rimanda contesti politici, anche a eminenze grigie.

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Come dice il libro, comunque, l’amministrazione pubblica dovrebbe usare il più possibile termini ed espressioni in grado di farsi capire dal maggior numero possibile di persone, ma l’inglese è solo uno dei problemi (cfr il burocratese e il latinorum di Manzoni).

venerdì 7 maggio 2021

Forma orale nello scritto

 

Abbiamo visto che il linguaggio deve essere il più naturale possibile.

Tuttavia, quando si tratta di riprodurre il linguaggio orale, non possiamo essere fedeli alla realtà.

Quando parliamo, facciamo pause, ripetizioni, usiamo il doppio accusativo (l’ho vista quella cosa), il complemento di termine al posto del complemento oggetto e così via.

Quando le sentiamo, sono normali, ma quando le leggiamo ci sembrano strane.

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Jung scrive che quando faceva leggere dei testi in svizzero-tedesco ai pazienti svizzeri tedeschi questi non capivano subito, erano un po’ straniti. Perché per loro il tedesco scritto era il tedesco standard, quello di

Germania.

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I dialoghi sono difficili da scrivere!

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Quando lavoravo al giornale e dovevo riportare le dichiarazioni dovevo stare attento a non tradurlo in un italiano troppo aulico o comunque più legato alla forma scritta, ma molte volte dovevo modificare qualcosa. Anche per questioni di spazio (a volte avevo poche parole a disposizione).

È uno dei problemi delle interviste

Ceronetti, nel libro La vera storia di Rosa Vercesi e della sua amica Vittoria usa un escamotage.

Mette in bocca a un personaggio delle parole ma precisa che non avrebbe mai parlato così.

Esempi di ucronia o what if

 https://www.youtube.com/watch?v=7CfkRvpQSY4

Prodotti e valori

 

un prodotto trasmette i valori di un azienda, comunica qualcosa.

Concentriamoci su questa parte etica.

Sembra che kfc voglia utilizzare carne sintetica. Se lo facesse, dimostrerebbe una certa attenzione nei confronti di animali e ambiente.

Se un’azienda fa delle scelte etiche, chi le condivide la premia.

Molti anni fa, verso la metà degli Anni 90, c’era una catena di negozi che vendeva prodotti per l’igiene personale non testati su animali e gli amanti degli animali ci andavano. Il bodyshop. In realtà, esiste ancora. C’è anche a Milano, ma allora ce n’erano di più di negozi

Naturalmente, un’azienda deve anche saper raccontare i suoi prodotti.

Lo si può fare:

·         Tramite uno storytelling (narrando, emozionando, creando interesse)

·         Tramite una descrizione.

A sua volta, la descrizione deve:

1.       Parlare del prodotto

2.       Farne capire l’utilità per chi lo compra, dire in che modo può migliorargli la vita (o farglielo  capire)

3.       Dire a chi si rivolge e perché bisogna rivolgersi proprio a questa azienda

Ff

F


ATTENZIONE: DESCRIZIONE E NARRAZIONE possono coesistere nello stesso  testo. Anche se si possono far coincidere affidando alla narrazione il compito si essere anche descrizione.

E ci può essere una descrizione senza narrazione.


martedì 4 maggio 2021

Utopie, distopie, ucronie

Un tipo particolare di contronarrazione è il what if o ucronia. Come sarebbe oggi il mondo se un evento in passato fosse andato diversamente? (o alcune cose fossero andate diversamente).

Analoga al what if è la teoria del Multiverso, secondo cui esisterebbero infiniti universi paralleli in cui tutte le possibilità si sono sviluppate.

Ad esempio, ci sono almeno tre mondi in cui questo testo non esiste.

·         Uno in cui non conoscono la scrittura

·         Uno in cui non  hanno il concetto di ucronia e di multiverso

·         Uno in cui non esiste il linguaggio.

 

 

Un’ucronia e un mondo del multiverso possono portare a un’utopia o una distopia.

Utopia: un mondo ideale, il bel mondo che non c’è.  Per estensione il termine diverta un sinonimo di ideale, di qualcosa verso cui bisogna tendere. Ad esempio: un mondo in cui non si muore di fame è un’utopia. Alcuni pensatori hanno concepito delle utopie pensando o sperando che fossero. Platone (che ci ha provato ma gli è andata male), Tommaso Campanella.

 

Distopia: il mondo terrificante che per fortuna (forse) non c’è. 

Esempi: 1984

Fahrenheit 451.

Per alcuni un’utopia può essere una distopia.

 

 

 


La sicurezza della password

Ciao, sapete che è possibile effettuare test per verificare la sicurezza digitale della vostra password? Questo articolo è rivolto a colo...