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domenica 23 maggio 2021

Articoli giornalistici

 

Un articolo giornalistico dovrebbe seguire la regola delle 5 w (who, what, why, where e whene) cui si può aggiungere la sesta, hoW, come.

Come nella seo, bisogna che il lettore abbia subito chiaro di che cosa si sta parlando. Tuttavia, nel corso dell’articolo possiamo approfondire.

Anche la chiusura è importante.

Verifichiamo le fonti. Se c’è una controversia, uno scontro eccetera cerchiamo di sentire (e di dar voce a) entrambe le parti.

Le notizie di solito arrivano grezze (lanci di agenzia, informatori. Rete, testimonianza diretta): vanno “cucinate”. Lo spazio (sul giornale o sul sito, il numero di battute o di parole) e i tempi (di consegna e di chiusura del giornale) sono fattori importanti. Ma anche la stanchezza, la fame, la sete, il calo di zuccheri incidono.

Non ci sono solo le notizie: ricordiamo i fondi, gli editoriali, gli elzeviri e le interviste. Le interviste sono difficili da rendere per il rapporto lingua parlata/testo, che sappiamo essere difficile.

I paragrafi suddividono il testo.

I titoli creativi sono belli, ma non sempre vengono. Accettiamolo.

In molte redazioni chi fa il titolo non è chi ha scritto il pezzo. In quelle piccole, dipende. Ho rischiato una querela per un titolo che non avevo scritto io.

Dopo aver finito facciamo o facciamo fare un controllo e una correzione.

Rispettiamo la deontologia e le varie carte (soprattutto quella di Treviso, che riguarda i mimori)

sabato 22 maggio 2021

Microcopywriting

 

Il microcopywriting è quella forma di copywriting che si concentra su testi molto brevi, lunghi poche righe se non addirittura di poche parole.


Non facciamo l'errore di trascurarli perché sono brevissimi. Al contrario, ogni parola deve essere scelta con cura. In un microtesto ideale le parole di condensano di significati e rimandano ad altro.


Bisogna far cogliere lo spirito del brand o del prodotto.

Bisogna rimanere in testa alle persone, addirittura le persone dovrebbero non imparare a memoria queste frasi, ma citarle, favorire la loro diffusione.

Bisogna essere chiari e incisivi.


Ma non è solo una questione di slogan.


Vediamo due categorie di microcopywriting: il Newsjacking e l'Instant Marketing.


Il newsjacking è la produzione di testi che si riferiscono all'attualità.

Parentesi: sarebbe opportuno fare un piano editoriale, ma anche saper cambiare in corsa se succede qualcosa di significativo o se c'è qualche ricorrenza. Naturalmente, si possono fare anche testi più lunghi. È utile per la seo e per i social, soprattutto Twitter. Il problema sorge quando ci sono troppi utenti che ne parlano.


Diciamo che fonde marketing, spirito giornalistico e Seo.

Un ingrediente fondamentale è la tempistica. Un altro è il tono di voce.


Attenzione a non usare male il Newsjacking.  Groupalia che utilizzò la tragedia del terremoto, sfruttando il trending topic su Twitter per offrire un viaggio a Santo Domingo: “Paura del #terremoto? Molliamo tutto e scappiamo a #Santodomingo” 


L'Instant Marketing è molto più ampio.

Infatti, può sfruttare eventi, ricorrenze (mondiali ma anche locali), giornate mondiali de..., eventi e ricorrenze aziendali.


Diciamo che l'Instant Marketing pianifica, mentre il Newjacking deve essere in grado di improvvisare.


Inoltre, l'Instant Marketing usa i dati a disposizione, mentre il Newsjacking si butta sui trendtopic, sull'attualità cogente.


In ogni caso, bisogna distinguersi, attirare l'attenzione in modo positivo, trasmettere i valori aziendali e far sentire il proprio (dell'azienda) tono di voce.

Le immagini aiutano.


Taffo fa entrambe le cose.



Chiudendo al microcopywriting, ha degli antesignano illustri.


Mattina di Ungaretti

Ed è subito sera di Quasimodo

Gli epigrammi

Gli epitaffi

Gli aforismi

I romanzi in tre righe di Félix Fénéon


Le 7 emozioni

 (1.1.3)

Un testo finalizzato al marketing può basarsi anche sulle sette emozioni di Jaak Panksepp. L'espressione corretta, usata da lui, è “i sette sistemi affettivi di base”.


Vediamoli.


  1. Ricerca. Far sì che le persone si chiedano a che cosa possa servir loro un servizio o un oggetto e quale motivazione le spinge a ricercarlo.

  2. Collera. C'è una frustrazione che il prodotto/servizio può risolvere.

  3. Paura. Quali sono le paure che l prodotto/servizio può aiutare a risolvere?

    Esempio-->paura: ladri, prodotto: sistema d'allarme.

  4. Desiderio. Questo si può declinare in due modi

  • Come può il mio prodotto far raggiungere al cliente ciò che desidera?

    Esempio--> Desiderio: un corpo più tonico, prodotto: palestra.

  • Creare un legame affettivo con il brand.

    5 Cura. In che modo il prodotto si prende cura dell'acquirente o dei suoi cari?

    Esempio: servizi di assistenza domiciliare (badanti)

    6. Panico/sofferenza. Quali sono le cause di panico o di sofferenza che il prodotto aiuta a risolvere? Quali sono le difficoltà che aiuta a superare?

    7. Gioco. A volte ci vogliono un po' di leggerezza e di giocosità.



Qualsiasi sia la leva emotiva, un testo di copywriting (ma anche una storytelling) deve motivare all'acquisto o comunque creare un interesse verso quel prodotto/servizio e/o quel brand e possibilmente creare un legame.


Leggere anche qui:

venerdì 21 maggio 2021

Il dispaccio di Ems

 

Il dispaccio di Ems.


Perché ci interessa? Perché dimostra come il linguaggio e il tono di voce influiscono sulla realtà.


https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/come-te-lo-spiego/i-falsi-che-fecero-la-storia-il-dispaccio-di-ems/


Il dispaccio di Ems portò alla guerra francoprussiana.

La guerra francoprussiana  portò all'unificazione tedesca (Secondo Reich), caduta di Napoleone III e proclamazione della Terza Repubblica. In modo indiretto, portò alla Breccia di Porta Pia, alla presa di oma e a tutti quello che ne è conseguito (la battaglia di Sedan si combatté agli inizi di settembre, la Breccia di Porta Pia avvenne il 20 settembre. Il Papa e Roma erano protetti dalle truppe francesi.  Forse anche perché Eugenia, la moglie di Napoleone III, era molto cattolica?


Ah, ci sono anche i racconti di Maupassant.


Sarebbe interessante un what if.

Comunicazione per il sociale

 (4.4)

La riforma del Terzo Settore è iniziata nel 2017.

Gli enti e le associazioni del Terzo Settore “devono svolgere in via esclusiva o principale una o più attività di interesse generale […] per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale”.


Senza scopo di lucro non significa gratis riguarda la distribuzione degli utili e il discorso retribuzione è lungo e questo blog si occupa d'altro.


Dal nostro punto di vista, la comunicazione del Terzo Settore rischia di confomndersi con quella di altri settori che si occupano degli stesso temi : quella isituzionale per le politiche sociale, per la prevenzione, per l'ambiente, per la promozione sociale per la promozione di stili di vita corretti; quella di aziende o di politici/partiti che hanno a cuore questi temi eccetera.


Gli errori di comunicazione che fa chi opera nel Terzo settore sono soprattutto nello stile e nel tono di voce. Eccesso di:


  • Vittimismo

  • Buonismo

  • Politically correct

  • Conformismo

  • Benaltrismo

  • Paternalismo

  • Autorefenzialità


E poi:


  • Frasi fatte

  • Luoghi comuni

  • Burocratese



è anche vero che si parla di loro solo in casi eccezionali. Ultimamente se ne è parlato anche male (ong).



La comunicaziome in questo ambito deve far vedere la vision, la mission, i valori e la storia di quell'associazione o ente.


Occorre rispettare il pubblico. E soprattutto


  • Esprimersi in modo chiaro

  • Citare le fonti

  • Non discriminare



Lo storytelling può aiutare molto.



È un ambito in cui il transmedia storytelling può funzionare bene.



Qualche anno fa ho assistito a un congresso sul fundreasing. Il relatore, Paolo Cevi, ha


  • Dato uno spunto eccezionale per il rabbit hole: un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli. Tradotto: anche fare un omaggio può aiutare. (vale anche per il mondo profit).

  • Fatto la differenza tra le attività di una volta e quelle di oggi. Un tempo aprivi, la gente ti vedeva e veniva da te. Oggi è più difficile, oggi occorre comunicare, fare seo eccetera

  • La gente ha bisogno di fare del bene, le piace

martedì 18 maggio 2021

Editing e correzioni

 

Quando si finisce di scrivere un testo, bisogna correggerlo.

Se lavoriamo da soli, possiamo farlo da soli. Altrimenti, affidiamolo a un altro.

L’ideale sarebbe riuscire a fare entrambe le cose, ma spesso “tempus fugit”.

 

Attivate il correttore automatico (F7 o un comando). Ma ricordate che è una macchina e quindi state attenti a non correggere cose giuste. Ad esempio, se non conosce una parola, ve la segnala come errore. Spesso vi dà dei suggerimenti. Sicché, se  lo usate male, rischiate di mettere una parola che non c’entra.

Oppure, vi sconsiglia di far iniziare una frase con una congiunzione. Ma noi sappiamo che a volte è concesso: lo ha detto anche l’Accademia della Crusca.

Quando lavoravo al giornale il mio caporedattore mi ha insegnato che è meglio correggere su cartaceo, soprattutto se il testo è abbastanza lungo (anche 2000 battute).

Un altro problema delle correzioni è che si rischia di vedere gli errori all’ultima riga e di non vedere quelli che il lettore nota prima, cioè quelli nel titolo e simili.

 

Invece, l’editing dei libri è un po’ diverso dalla correzione. Certo, non può prescinderne, ma va oltre. Il suo scopo è rendere il testo quasi perfetto. Ho aggiunto quasi perché ci sarà sempre un po’ di insoddisfazione. C’è sempre il pensiero che si sarebbe potuto fare meglio. Ma a un certo punto bisogna dare l’ultima lettura e scrivere alla redazione “visto si stampi”.  Lo deve fare l’autore.

Il più delle volte l’editor segnala le criticità all’autore per fargliele correggere. Si instaurano così un dialogo a distanza e una sinergia.

Il  problema è che gli scrittori si innamorano dei propri testi e li reputano perfetti.

Gli editor  devono capire i fattori cui un autore tiene di più.

 

 

domenica 16 maggio 2021

Fattori penalizzanti

 


Un tempo alcuni blogger scrivevano parole con lo stesso colore dello sfondo.


Era una tecnica usata per attirare traffico verso un sito.


Chi cercava quella parola finiva su quella pagina anche se l'articolo parla di tutt'altro. Le persone non vedevano le parole ma i motori di ricerca sì.


Poi Google ha imparato e adesso penalizza chi utilizza questa tecnica.



Un'altra cosa che a Google non piace sono i contenuti copiati (dicono).

Non copiate, siate originali. E se copiate, personalizzate il testo e, se potete, citate la fonte.


Una terza cosa che a Google non piace è il keyword stuffing, ovvero la ripetizione eccessiva delle parole chiave. Bene inteso: spesso viene fatta in buona fede.


Se utilizzerete dei plug in, ve lo segnaleranno.


Abbiamo detto che la % di utilizzo della kw in un testo deve andare dallo 0.5%, al 2%, 2.5%.

In realtà, la parola chiave ci deve essere, si deve anche vedere, ma non deve pesare troppo. Deve essere un po' come le spezie in cucina.


Dopo aver scritto un testo, se avete tempo, rileggetelo. Deve essere scorrevole e gradevole. Se siete di quelli che non sanno giudicare una cosa fatta da loro, fatela rileggere da qualcun altro.


Backlink

 

Un elemento importante per la Seo sono i backlink.


I backlink sono i link degli altri siti verso il nostro sito.


Se quando scriviamo un testo dobbiamo mettere un link verso un sito esterno, dobbiamo far sì che qualche sito faccia altrettanto.


Su questo secondo fattore non abbiamo controllo. O, meglio, non abbiamo potere.


Certo, possiamo chiedere a qualche amico o a qualche cliente di linkare al nostro sito o di fare uno scambio di link


Possiamo anche creare una rete di siti che si linkano a vicenda.


Tutte cose utili, che magari aiutano il sito a crescere. Ma non bastano.


Per ottenere backlink dobbiamo scrivere contenuti interessanti. Ci vuole tempo prima che ci si accorga di noi.


L'ultimo passo è diventare un'autorità del web. Wikipedia è un'autorità del web. Ma ci sono anche autorità del web di nicchia.


Anche una realtà locale, ad esempio un giornale locale, può essere un'autorità del web.



Non conta solo quanti backlink abbiamo, ma anche da chi li riceviamo. Anzi, il “da chi” sta diventando sempre più importante. Del resto, preferireste ricevere un link dal Corriere della Sera o da 10 blogger sconosciuti (con tutto il rispetto per i blogger)?


Certo, l'ambizione è di avere tutti e 11, ma dovendo scegliere?


1 vale per me più di 10.000, se migliore.

(Eraclito)



A Google non piace molto che riceviamo backlink da siti che trattano di argomenti che non c'entrano con quello del nostro.


Se ho un sito che parla di passeggini, Google preferirà i backlink che mi arrivano da altri siti che parlano dell'universo dei bambini (tra cui quelli che parlano di passeggini) rispetto a uno che parla di caffè. Certo, se il post c'entra qualcosa ci può stare.


Sconsigliano spammare in forum e pagine di Facebook (ma se un cliente lo chiede, fatelo).


Altri elementi che Google non vede di buon occhio:


  • Troppi bl in poco tempo

  • Troppi bl da uno stesso sito

  • Troppi bl dallo stesso indirizzo ip.


sabato 15 maggio 2021

Url

 

Gli url possono essere parametrici oppure parlanti.


Prima di procedere: che cos'è l'url? L'url è l'indirizzo preciso di una pagina.


https://www.acmedrugs.com/prodotticat/animali-da-compagnia/



Gli url parametrici sono quelli con numeri, lettere e sigle.


http://www.confindustria.it/Conf2004/dbdoc2004.nsf/ed7a98ceb34bd1604225 67d700799728/5f984530587f346bc1256f6900381b05?OpenDocument&Menu
ID=63FD0ADFF22101D4C1256F690042AC31

Invece,


https://www.acmedrugs.com/prodotticat/animali-da-compagnia/


è un url parlante in quanto ci dice di che cosa parla l'articolo o il post.


Nell'url è compreso lo slug, che deve contenere lo slug.


Quali sono meglio?


Quelli parlanti, naturalmente.


I loro vantaggi sono:


martedì 11 maggio 2021

Lingua e linguaggi estremi

 

Quando si padroneggia bene la lingua, ci si può permettere di giocarci e di prendersi qualche libertà. Nessuno si scandalizzerà se invece di “se io fossi stato Napoleone non  avrei perso a Waterloo” dite “Se ero Napoleone a Waterloo vincevo” e  neppure se lo scrivere. Va be’, chi ha una visione rigida della lingua.

L’importante è che sappiate che la forma corretta, da manuale di grammatica,  è la prima e che sappiate quando usare la prima e quando usare la seconda (cambiamento e adattamento del registro linguistico).

Allo stesso modo, sul libro abbiamo visto l’italiano neo-standard,  che è quello che usiamo tutti i giorni, in cui si può dire anche “ad agosto vado al mare” e forme come “a me mi” e “ma però” non fanno raccapricciare.

E poi ci sono le scritture estreme.

Tautogramma: tutte le parole di una frase iniziano con la stessa lettera. Tutte!

Cinque canarini ciechi che cinguettano contro cinque comignoli che conoscono.

 

Calligramma: le parole sono disposte in modo tale da dare anche graficamente il senso del testo (cfr “il pleut” di Apollinaire).

Nonsense: Sono frasi corrette grammaticalmente, ma che non hanno senso logico. “cominciò domani, l’altro ieri finirà”. Per i miei bambini ho inventato l’espressione “luce nera”.

Il libro parla di un personaggio della Montagna Incantata di Thomas Mann, Peeperkorn, capace di parlare a lungo senza dire niente.

 

Gramelot Le parole non hanno significato, ma riproducono il suono di una lingua o di un dialetto. L’esempio più famoso è ovviamente il gramelot di Dario Fo, ma c’è anche il Prisencolinensinainciusol Adriano Celentano.


 

A che cosa servono le scritture estreme?

 

Innanzitutto, chi scrive deve conoscere più strumenti.

 

Secondo, sviluppano la creatività e modi diversi di pensare.

 

Terzo, colpiscono l’attenzione del pubblico e restano nella sua memoria.

 

Quarto, sono elementi che devono far parte del vostro bagaglio culturale, soprattutto se volete lavorare nel mondo della scrittura. Anzi, alcuni fanno ormai parte del nostro patrimonio culturale collettivo, in particolare il gramelot di Dario Fo.

Parole straniere

 https://www.youtube.com/watch?v=UdAlv8Xb0_I

Come saprete, durante l’epoca fascista era vietato utilizzare i termini stranieri, che vennero sostituiti dai corrispettivi italiani.

Oggi ci sembrano ridicoli, come quelli del video.

Facciamo però delle riflessioni. Alcuni termini italiani si sono imposti e oggi noi diciamo regista e non regisseur, diciamo autista e non  chauffeur (pronuncia scioffor, con la seconda o stretta, quasi come la ø).  Ai tempi si usava molto il francese.

Oggi ci sembrano ridicoli, ma nel mondo parallelo in cui si sono imposti dicono bevanda arlecchina e cocktail suona ridicolo,

C’è chi si scandalizza dell’uso dei termini inglesi, ma la nostra lingua è piena di termini di origini diverse. Chissà che cosa dicevano i romani quando si stavano imponendo i termini longobardi?!

https://www.youtube.com/watch?v=mkBiGCMJW2E

Il problema non sono le parole, ma la capacità di una lingua di assorbirli nella propria struttura.

Una volta una bambina ha scritto la data all’americana. Alcuni siti scrivono la data all’americana. Mi sembra più strano che sentire dei termini stranieri.

Del resto, ci sono termini che nascono in una lingua e la traduzione ci suona strana. È vero che mouse si potrebbe tradurre con  puntatore, ma non sarebbe innaturale?

È vero che si potrebbe rendere spending review con revisione della spesa, ma:

·         sono 2 parole invece di 3

·         dopo un po’ che lo sentiamo lo capiamo

l’importante è che il testo abbia una struttura chiara. Se la struttura del testo è chiara possiamo permetterci di usare qualche termine straniero. L’importante sia solo qualche termine straniero. Qualche anno fa, in un distretto di Fuori Salone c’erano solo descrizioni in  inglese!

 

Come rendereste endorsement? Seo?

 

Il libro dice, ad esempio, che l’hater non è il semplice odiatore e che influencer non è un influenzatore (espressioni come “una persona influente” o “persona che esercita un’influenza”  rimanda contesti politici, anche a eminenze grigie.

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Come dice il libro, comunque, l’amministrazione pubblica dovrebbe usare il più possibile termini ed espressioni in grado di farsi capire dal maggior numero possibile di persone, ma l’inglese è solo uno dei problemi (cfr il burocratese e il latinorum di Manzoni).

venerdì 7 maggio 2021

Forma orale nello scritto

 

Abbiamo visto che il linguaggio deve essere il più naturale possibile.

Tuttavia, quando si tratta di riprodurre il linguaggio orale, non possiamo essere fedeli alla realtà.

Quando parliamo, facciamo pause, ripetizioni, usiamo il doppio accusativo (l’ho vista quella cosa), il complemento di termine al posto del complemento oggetto e così via.

Quando le sentiamo, sono normali, ma quando le leggiamo ci sembrano strane.

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Jung scrive che quando faceva leggere dei testi in svizzero-tedesco ai pazienti svizzeri tedeschi questi non capivano subito, erano un po’ straniti. Perché per loro il tedesco scritto era il tedesco standard, quello di

Germania.

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I dialoghi sono difficili da scrivere!

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Quando lavoravo al giornale e dovevo riportare le dichiarazioni dovevo stare attento a non tradurlo in un italiano troppo aulico o comunque più legato alla forma scritta, ma molte volte dovevo modificare qualcosa. Anche per questioni di spazio (a volte avevo poche parole a disposizione).

È uno dei problemi delle interviste

Ceronetti, nel libro La vera storia di Rosa Vercesi e della sua amica Vittoria usa un escamotage.

Mette in bocca a un personaggio delle parole ma precisa che non avrebbe mai parlato così.

Prodotti e valori

 

un prodotto trasmette i valori di un azienda, comunica qualcosa.

Concentriamoci su questa parte etica.

Sembra che kfc voglia utilizzare carne sintetica. Se lo facesse, dimostrerebbe una certa attenzione nei confronti di animali e ambiente.

Se un’azienda fa delle scelte etiche, chi le condivide la premia.

Molti anni fa, verso la metà degli Anni 90, c’era una catena di negozi che vendeva prodotti per l’igiene personale non testati su animali e gli amanti degli animali ci andavano. Il bodyshop. In realtà, esiste ancora. C’è anche a Milano, ma allora ce n’erano di più di negozi

Naturalmente, un’azienda deve anche saper raccontare i suoi prodotti.

Lo si può fare:

·         Tramite uno storytelling (narrando, emozionando, creando interesse)

·         Tramite una descrizione.

A sua volta, la descrizione deve:

1.       Parlare del prodotto

2.       Farne capire l’utilità per chi lo compra, dire in che modo può migliorargli la vita (o farglielo  capire)

3.       Dire a chi si rivolge e perché bisogna rivolgersi proprio a questa azienda

Ff

F


ATTENZIONE: DESCRIZIONE E NARRAZIONE possono coesistere nello stesso  testo. Anche se si possono far coincidere affidando alla narrazione il compito si essere anche descrizione.

E ci può essere una descrizione senza narrazione.


lunedì 3 maggio 2021

Come riconoscere le fake news (o bufale)

 

https://www.altroconsumo.it/hi-tech/internet-telefono/consigli/riconoscere-bufale-online

Bert e Ux

 

 https://www.roberto-serra.com/google-bert-update-italia-seo/

 

https://www.seozoom.it/google-bert-come-ottimizzare-contenuti-sito/

 

In breve, vi sta dicendo che adesso Google capisce le intenzioni di ricerca degli utenti e gli restituisce le pagine più in linea con le loro ricerche.

 

Analizza le parole inserite nel loro contesto.

 

Capisce che

 

·         Chi cerca gatto soriano

·         Chi cerca gatto delle nevi

 

cercano due cose diverse.

 

 

Che cosa cambia per noi? In realtà, se finora abbiamo lavorato bene, molto poco.

 

Che cosa intendo con “lavorare bene”?

 

·         Dare qualcosa ai lettori. In un pezzo sul web possiamo dare delle informazioni, spiegare come risolve un problema, raccontare una storia, scrivere qualcosa di curioso o di interessante, dare una notizia. L'importante è dare qualcosa al lettore, arricchirlo (non di soldi).

·         Scrivere in maniera naturale. Chiedersi: ma io parlerei così? Naturalmente, si può usare anche un tono forbito, ma deve essere comunque naturale e gradevole (segreto: leggere libri, articoli di giornale, siti attendibili).

·         Altro segreto per scrivere in seo: cercare di non far capire al lettore non specializzato in seo che il testo è in seo. In altre parole, il seo non deve pesare (troppo) sulla scorrevolezza della lettura, non deve renderla poco gradevole.

 

 

Insomma, anche la UX (user experience) è importante.

 

I paragrafi

 

l'ideale sarebbe suddividere un articolo in paragrafi, soprattutto se è molto lungo.

A loro volta i paragrafi possono essere suddivisi in sottoparagrafi, che a loro volta possono essere suddivisi in sotto sotto paragrafi e così via, ognuno sempre più specifico

i livelli sono 6: h2, h3, h4, h5 e h6.

Ma di solito non si va oltre l'h3.

 

Esempio. Scrivo un articolo su Milano

 

H2 Zona 2

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

aaaaaaaaaaaaaaaaaaa

aaaaaaaaaa

H3 Gorla

aaaaa

aaaaa

H3 Turro

aaaaaaaa

aaaaaaa

 

H2  Zona 3

aaaaaaa aaa

aaaaaaaaa

H3 Lambrate

aaaaa

aaa

H3

Porta Venezia

aaa

aa

 

Come vedete c'è una gerarchia.

 

Attenzione: h2 h3  sono codici che si mettono quando si fa l'articolo con wordpress o con un'altra piattaforma.

Target

Quando si scrive un testo, soprattutto in seo o comunque di marketing, bisogna rivolgersi a un target. Ma se proprio vogliamo dirla tutta, ogni prodotto o servizio ha il proprio target.

Prendete un  ristorante. Se una persona è tradizionalista, difficilmente andrà a mangiare l'injera all'eritreo. 

Viceversa, se una persona ama sperimentare, probabilmente andrà anche in pizzeria. Il ristorante habesha è di nicchia, la pizzeria più generalista

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Chi è il nostro target?

Anche se target letteralmente significa bersaglio, lo possiamo rendere con pubblico.

Cioè, è quella fetta di pubblico che dobbiamo cercare di colpire, cioè di suscitare il suo interesse.

Come fare?

A parte gli strumenti di profilazione, saranno

·         Il tema

·         Lo stile

·         Il tono di voce

·         La fascia di prezzo

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Spesso, il pubblico cui ci si rivolge è esplicitato nel testo

Altre volte lo sottintende ma è abbastanza palese

 

 

Nb

 

1

Tutti noi facciamo parte di un target. Anche quelli che non seguono la massa: fanno parte del target di quelli che non seguono la massa. Ad esempio, per loro si potrà pensare a prodotti su misura oppure che li facciano sentire parte di un’elite, di una minoranza.

 

https://www.youtube.com/watch?v=cvrRF6un-NU

 

lo dice anche Montemagno: se tutti fanno qualcosa e voi fate il contrario, per un esperto di marketing il vostro comportamento è prevedibile (mi ci metto anch’io nel discorso).

 

2

 

Ho scoperto che in me esistono due uomini, ma del secondo non vale la pena parlare: non pensa d altro che a ingozzarsi di wafer.

(Romano Bertola)

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Avete visto Dov’è Mario di Corrado Guzzanti?

 

Possiamo appartenere a target diversi, anche diversissimi.

Non siamo mica  dei monoliti.

 

Avete sempre voglia di cucina sana o a volte va bene anche il Mc?

Ascoltate solo musica intelligente o guardate solo film di qualità?

Aida

 

Aida è un acronimo e sta per

Attenzione

Interesse

Desiderio/decisone

Azione

 

Attenzione:

si richiama l’attenzione delle persone

Interesse

L’utente fa una ricerca, abbiamo destato il suo interesse. E lo dobbiamo mantenere.

Desiderio/decisione

Gli si suscita un desiderio e si cerca di fargli prendere la decisione

Azione

L’utente fa qualcosa, anzi, lo si invita a fare qualcosa (call to action).

Il modello aida è considerato superato

Modelli più attuali

Aidas

  • Attention (coscienza)
  • Interest (interesse)
  • Desire (desiderio)
  • Action (azione)
  • Satisfaction (soddisfazione)

In  pratica, è l’invito a metere il like, a lasciare una recensione positiva, a fare passaparola.

 

AISDALSLove

 

  • Attention (attenzione)
  • Interest (interesse)
  • Search (ricerca)
  • Desire (desiderio)
  • Action (azione)
  • Like/dislike (apprezzamento o rifiuto)
  • Share (condivisione)
  • Love/hate (amore o odio)

 

In particolare:

il like/dislake  c’è dopo l’acquisto. Se è contento è probabile che ritorni

Share: condivide la propria esperienza

 

Love/hate (amore/odio): è il rapporto a lungo termine che s’instaura tra una persona e un’azienda.

La sicurezza della password

Ciao, sapete che è possibile effettuare test per verificare la sicurezza digitale della vostra password? Questo articolo è rivolto a colo...